Agenzia delle Entrate, annullato l'accertamento di oltre 1,3 milioni. La Commissione tributaria provinciale di Lecce ha dichiarato "illegittima" la pretesa dell'erario rigettando l'appello proposto.
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La Commissione tributaria provinciale di Lecce ha rigettato l'appello dell'Agenzia delle Entrate di Lecce proposto avverso la sentenza che aveva annullato l'accertamento di oltre 1,3 milioni di euro nei confronti della società Punta Grossa di porto Cesareo, difesa dall’avvocato Maurizio Villani. La sentenza ha infatti azzerato definitivamente il debito di un imprenditore salentino che si era visto recapitare l' avviso di accertamento. Ma che cosa è accaduto esattamente? Semplicemente la CTR ha confermato la corretta sentenza dei primi giudici che avevano totalmente annullato l’avviso di accertamento per l’anno 2007 di iva pari ad € 1.308.384. La Guardia di Finanza aveva contestato alla Srl l'omessa fatturazione e l'evasione ai fini IVA 2006: un conferimento di ramo di azienda e dopo le successive cessioni di quote di una multiproprietà azionaria alberghiera, sconfessando la tesi del fisco che riteneva che si fossero realizzate cessioni di immobili e non di azienda. L’Agenzia delle Entrate di Lecce è stata condannata anche alle spese di giudizio. Finalmente, dunque, possiamo dire che anche la giustizia tributaria inizia a bastonare l’Agenzia delle Entrate quando persevera in comportamenti illegittimi anche nel corso di giudizi che la vedono impegnata in pretese del tutto infondate. Al di là del merito della questione, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta comunque di una sentenza esemplare e che quindi potrebbe tracciare il solco per un cambio di orientamento da parte della giurisprudenza tributaria che sinora si era dimostrata fin troppo clemente nei confronti degli uffici fiscali anche quando gli stessi, come nel caso di specie, avevano insistito finanche in due o tre gradi di giudizio in pretese che fin dall’inizio erano apparse del tutto infondate alle stesse corti tributarie anche perché contrarie alla legge ed alle stesse direttive ministeriali.