Alitalia. Basta con gli aiuti. Intervenga l'Europa
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Il 5 dicembre 2013 gli avvocati Francesco Toto e Francesco D'Agata, per lo "Sportello dei Diritti", depositavano circostanziata denuncia dei fatti illeciti che determinarono il fallimento di quella che era l'unica, vera compagnia aerea dello Stato Italiano: Alitalia Linee Aeree Italiane SpA. Essa fu "smembrata" e nei fatti regalata a fronte di pochi milioni di euro ad un manipolo di privati che formarono la CAI, ovvero quella compagnia aerea che millanta oggi la rappresentanza dello Stato Italiano, quale compagnia di "bandiera".
La famigerata operazione del "governo Berlusconi" denunciano i legali Toto e D'Agata, ha già dissanguato le casse dello stato costando nel 2008 una cifra oscillante, secondo gli analisti, fra i 4 ed i 6miliardi (più 300 milioni di euro con il famoso prestito ponte ottenuto da Berlusconi a cavallo delle elezioni dell'epoca) che sono andati a finire tutti, senza esclusione sulle spalle dei contribuenti.
Mentre Cai, nonostante la sua fortunata origine, è già in una grave situazione economico - finanziaria da tempo. Non lo diciamo noi, ma i tentativi di trovare una soluzione, anche attraverso un partner straniero che possa farla uscire dal pantano. Noi sosteniamo, quindi, che "il salvataggio di un'azienda completamente privata, quale è Alitalia CAI ormai da cinque anni, dovrebbe competere esclusivamente ai soci e a chi ha ricevuto dallo Stato un'azienda libera da debiti. I contribuenti hanno già pagato caro prezzo".
La magistratura, purtroppo, continua a tacere, nonostante le denunce, mentre ancora una volta si manifesta l'ingerenza dei politici di Stato che intervengono abusando del potere loro conferito promettendo ulteriori regalìe agli "amici". Ciò, mentre vengono a galla, purtroppo, gli scandali del MOSE e dell'EXPO' e Poste Italiane SpA, azienda di Stato, pur di finanziare Alitalia CAI ha provveduto alla modifica dello Statuto con la complicità della politica, al quale è seguita una delibera del consiglio di amministrazione.
A dicembre sono andati persi (nei fatti regalati a CAI) 75 milioni di euro dei contribuenti. Poste Italiane, si deve ricordare, inoltre, si è fatta garante dell'ulteriore differenza di 225 milioni di euro che CAI ha ottenuto dalle banche per il suo salvataggio.
Non abbiamo ancora gli elementi per affermare che gli arabi di Ethiad siano una bufala, uno specchietto per le allodole, ma ci pare che l'operazione intenda sviare l'attenzione dalle forme di aiuto dirette ed indirette che lo Stato italiano sotto svariate forme continua e continuerà a garantire alla compagnia Aerea Cai e quindi ai suoi soci.
E' ovvio, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" che una situazione del genere che già non era tollerabile per i pregressi che comunque sono oggetto della magistratura, non sia più sopportabile per i cittadini ed i contribuenti italiani che alla fine sono coloro che pagano il prezzo finale di operazioni di tal fatta.
Non possiamo, quindi, non chiedere l'intervento delle autorità europee deputate, al fine di spezzare una volta per tutte quest'infinita catena, tutta italiana.