Arriva a Lecce il “Fascicolo sanitario elettronico”. La storia sanitaria del cittadino racchiusa in una pen-drive.
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Muove i primi passi anche a Lecce il “Fascicolo sanitario elettronico”. Un diritto del cittadino reso obbligatorio dalla legge che impone alle Regioni di istituirlo entro il 2015.
L’iniziativa è stata illustrata ieri nella sede del Dream, il laboratorio diffuso di ricerca, diretto dal professore Michele Maffia, frutto di una convenzione fra Asl e Università del Salento.
Nella regione Puglia l’infrastruttura è stata progettata ma mancano i decreti attuativi.
Il Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse) nasce in Emilia Romagna dall’impegno del professore Mauro Moruzzi (foto), sociologo, per anni presidente di Cup 2000, una società che si occupa di informatizzazione sanitaria.
«Con il Fse – ha spiegato il sociologo - il cittadino si riappropria dei suoi dati di salute e malattia, li condivide con il medico, li completa attraverso un apporto personale, ottenendo importanti risultati in termini di continuità di cura».
Il professore Moruzzi ha parlato di «alta comunicazione in sanità» e di «matrimonio fra sanità e internet». Spetta al medico o al tecnologo trasformare l’informazione prelevata nelle corsie degli ospedali, negli ambulatori, presso il medico di famiglia in un prodotto che tiene conto dei bisogni, delle sofferenze e del quadro clinico degli assistiti.
Ogni cittadino nei prossimi anni avrà a disposizione una My Page, un sito personalizzato e protetto dove arrivano i dati che lo riguardano. Tutto sarà trasferito sulla “my page” di ogni utente : il referto, la cartella clinica, la ricetta rossa dematerializzata, il pagamento della prestazione. I dati verranno aggregati in funzione dell’attualizzazione della cura (oculista – dentista – ginecologo…). «E’ una prospettiva dei prossimi anni – ha detto il professore Moruzzi – è un matrimonio fra Asl e internet che s’ha da fare».
Ma non sono tutte rose e fiori, «anche il Fse», ha ammesso il docente emiliano, «fa esplodere delle contraddizioni. Anche da noi – ha ammesso - le liste di attesa sono lunghe più dei 30 giorni che prevedono i Lea».
Il direttore generale Valdo Mellone ha colto un paio di aspetti «rivoluzionari» del Fse.
«Grazie a internet, oggi il cittadino chiede direttamente al suo medico una Tac», ha spiegato il manager della Asl, «E nell’80 per cento dei casi ha ragione di chiederla. Vi sono pazienti – ha rincarato – che, senza dati, fanno delle diagnosi che il medico non ha fatto».
Mellone ha definito il Fse «una botta di democrazia», perché costringe il medico a confrontarsi con l’utente. E ha aggiunto, «Si può fare un grande salto di qualità e un bagno di modestia», riferendosi all’autoreferenzialità di alcuni specialisti.
Infine Mellone ha salutato con gioia il Fse, visto – ha osservato - che «è una vera occasione di risparmio, perché taglia sull’ inappropriatezza delle prescrizioni». E ha spiegato «se vedo che lo specialista prescrive Tac e Risonanze che, nel 75 per cento dei casi, danno esito negativo, posso intervenire… ». Il direttore della Asl ha sferrato un’ultima «stoccata», con riferimento alle riprovevoli abitudini del sistema-sanità. «Il ritardo nella consegna della cartella clinica – ha detto – nasconde spesso qualcosa che non si deve fare: non viene chiusa perché si può sempre aggiungere qualcosa nei giorni successivi. Perciò il Fse rappresenta una tutela dei diritti».