Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori
A partire dall'inizio degli anni 2000, da vari governi italiani, sono stati fatti diversi tentativi di riformarlo. I sindacati si sono sempre opposti con decisione a ognuno di essi, temendo un allentamento della tutela dei lavoratori.
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In caso di licenziamento illegittimo l&\#39;articolo 18 impone all&\#39;azienda sia il reintegro del lavoratore che una sanzione pecuniaria, rendendo di fatto nullo il licenziamento stesso. Viene disposta la reintegrazione del lavoratore e non la riassunzione, perché altrimenti il dipendente perderebbe l&\#39;anzianità di servizio e i diritti acquisiti con il precedente contratto.
L&\#39;onere della prova della legittimità del licenziamento spetta all&\#39;azienda, che deve dimostrare al giudice del lavoro (non al normale giudice civile) la fondatezza dei motivi alla base del provvedimento preso. La disciplina del lavoro degli altri paesi europei non prevede in generale l&\#39;obbligo del reintegro, ma solo un risarcimento al lavoratore. Per contro i sostenitori della conservazione di questa norma obiettano che in Italia i licenziamenti sono largamente possibili per varie cause e che questa garantisce soltanto che il singolo lavoratore non venga estromesso per motivi di carattere privato o ideologico e per evitare che le aziende siano tentate di liberarsi di lavoratori anziani "meno produttivi" e soprattutto con una busta paga più onerosa.