Benessere: la buccia della mela un portento per la salute. Una ricerca statunitense avrebbe acclarato che le sostanze contenute nella superficie di questo frutto aiutano a prevenire l’atrofia negli anziani.

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"Una mela al giorno toglie il medico di torno". Sembrava un vecchio detto ormai superato ma una ricerca americana avrebbe confermato che le nostre nonne non sbagliavano anche quando ci dicevano di mangiarla con la buccia. Soprattutto superata una certa età. Sono i ricercatori della University of Iowa (USA), con un recente studio a rivelare che alcune particolari sostanze contenute nella buccia della mela prevenirebbero l’indebolimento dei muscoli negli anziani: per l’esattezza l’acido ursolico, in grado di ridurre e rallentare il processo di invecchiamento nel corso di appena due mesi. La buccia della mela, così come quella del pomodoro, contiene delle proprietà chimiche naturali che possono dunque permettere a questa grossa fetta di popolazione di restare attiva e dinamica più a lungo. Non solo l’acido ursolico, ma anche la tomatidina del pomodoro si oppongono all’azione dannosa di una particolare proteina, chiamata ATF4, che agisce sulla massa muscolare causando debolezza e atrofia. «Tanti di noi sanno personalmente cosa significhi avere problemi muscolari, e purtroppo questi problemi peggiorano con l’avanzare dell’età», ha spiegato il professore di medicina a capo della ricerca Christopher Adams. «Questi problemi hanno un impatto enorme sulla qualità della vita e sul nostro livello di benessere». I dati che emergono dagli esperimenti, evidenziano che acido ursolico e tomatidina sono in grado non solo di «ringiovanire» i muscoli, ma anche di aumentare la qualità della loro massa del 30% in soli due mesi. «Basandoci su questi risultati, l’acido ursolico e la tomatidina sembrano avere un enorme potenziale nella lotta contro l’atrofia nella terza età», ha continuato il professore. «Riducendo l’attività della proteina ATF4, queste sostanze permettono al muscolo di riprendersi dagli effetti dell’invecchiamento». Lo studio integrarle, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stata pubblicata nella rivista scientifica Journal of Biological Chemistry. 

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