"Caregivers": nel mondo ci sono 52 milioni di colf e badanti. La necessità di far fronte alla crisi porta sempre più italiane a fare le colf, le baby sitter e le badanti.
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Sono 52,6 milioni i lavoratori domestici, come colf e badanti, stimati in tutto il mondo, per l'83% donne. Lo dice uno studio dell'Organizzazione internazionale del lavoro in un rapporto pubblicato oggi a Ginevra. Oltre la metà non è protetto da alcun limite alla durata dell'orario di lavoro settimanale secondo la legislazione nazionale e circa il 45% non ha diritto a periodi di riposo settimanale. Inoltre, poco più della metà dei lavoratori domestici ha diritto a uno stipendio minimo equivalente a quello degli altri lavoratori. E tra le donne, oltre un terzo non ha protezione della maternità. Tra il 1995 e il 2010 i lavoratori domestici nel mondo sono aumentati di 19 milioni. Il lavoro domestico rappresenta il 7,5% dell'occupazione femminile dipendente nel mondo.
Le ore lavorate superano la media di 66 ore a settimana in Malaysia e si situano tra 60 e 65 ore in Qatar, Namibia, Tanzania e Arabia Saudita. Gli orari dei lavoratori domestici sono tra i più lunghi ed i più imprevedibili di tutte le categorie di lavoratori", viene sottolineato.
Sulla base delle statistiche ufficiali di 117 paesi e territori, il rapporto dell'Ilo giunge alla nuova stima di 52,6 milioni di lavoratori domestici in tutto il mondo nel 2010. Il dato è in aumento appunto di 19 milioni di persone dal 1995, quando erano 33,2 milioni, afferma l'Ilo sottolineando che si tratta di "stime prudenti che probabilmente sottostimano la reale portata del lavoro domestico". Dai dati sono inoltre esclusi i lavoratori domestici sotto i 15 anni (circa 7,4 milioni secondo una stima del 2008).
Il rapporto indica, quindi, che solo il 10% dei lavoratori domestici (5,3 milioni) è disciplinato dalla normativa generale del lavoro al pari di altri lavoratori mentre più di un quarto (29,9% o circa 15,7 milioni) è completamente escluso dal campo di applicazione delle leggi nazionali del lavoro. Tra questi due estremi, esistono regimi intermedi.
Diversi Paesi dell'America latina e dei Caraibi, dell'Africa e del mondo industrializzato hanno esteso ai lavoratori domestici le protezioni minime previste per altri lavoratori, ma molto resta da fare, soprattutto in Medio Oriente e in Asia.
In Italia su un totale un totale di 651.911, 133.431 sono italiani (uomini e donne, le donne costituiscono però la stragrande maggioranza). L'Inps attesta che dal 2008 ad oggi colf e badanti di nazionalità italiana sono aumentate del 20%. Nel 2° trimestre 2012, secondo l'Istat, le occupate italiane nel Sud sono cresciute di 61 mila unità, di cui 50 mila con marito rimasto senza lavoro. Molte sono disposte anche a recarsi a svolgere questi lavori all'estero, dove c'è mercato. Senza contare il sommerso che, secondo Eures, la rete europea dei servizi per l'impiego, in questo settore, rappresenterebbe 6 lavoratori su 10.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sono questi i dati sorprendenti che la crisi economica fa emergere: delle vere e proprie inversioni di tendenza nel mercato del lavoro. Il mercato dei "caregivers", i servizi alla persona, non conosce crisi e sempre più esponenti del gentil sesso, ma anche uomini, ne approfittano, disposti anche a cambiare città e, perfino, Nazione. Con la crisi molti gli italiani pronti a fare le valigie e a vivere in famiglia anche all'estero pur di lavorare anche perchè oltreconfine il personale domestico qualificato proveniente dal nostro Paese è sempre più richiesto.