Cleptomane assolto. Ex bancario col vizio dei furti si era impossessato di beni che i pazienti avevano con sé in ospedali dove l'uomo si faceva ricoverare per problemi di salute
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Certo che farà discutere la sentenza di assoluzione di un 71enne ex bancario perché affetto da una forma grave di cleptomania tale da renderlo incapace d'intendere e di volere.
Lo ha deciso la quarta sezione del tribunale di Roma, presso cui era giudicato l'anziano perché accusato di furto aggravato per essersi di ogni tipo di bene di pazienti di ospedali dove l'uomo si faceva ricoverare per problemi di salute.
È stata una perizia psichiatrica a stabilire come l'uomo fosse totalmente incapace di intendere e di volere poiché affetto da una grave forma cleptomania ossessiva e sintomatica.
A dichiararne quindi la non imputabilità la perizia psichiatrica, nella quale è stato inequivocabilmente preso atto che l'uomo "viveva nel conflitto che si creava nella sua mente, tra l'impulso a rubare e la volontà di resistervi. Tutto ciò creava uno stato di forte angoscia che richiedeva un atto liberatorio".
Singolare anche il modo in cui l'imputato si procacciava i bottini per soddisfare tale incontrollabile bramosia.
Soffrendo di cronici problemi di salute, si faceva ricoverare in diversi ospedali della capitale ove individuava le sue vittime, il più delle volte anziani. Al momento opportuno, dopo aver osservato attentamente il malcapitato paziente appena veniva spostato per esami o accertamenti oppure quando si alzava per andare in bagno, l'ex bancario si impossessava di telefoni cellulari, di computer portatili e orologi di marca. Una volta ottenuto il bottino, il cleptomane si dileguava lasciando l'ospedale.
Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", rileva che più che di una notizia curiosa, si tratta di un caso emblematico che costituisce un precedente significativo che sicuramente farà discutere non solo dal punto di vista giurisprudenziale.