Clonato l’account Facebook della Vicepresidenza della Repubblica di Cuba
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Non è la prima volta che nel mirino dei social network finiscono pagine, gruppi e profili che hanno l'obiettivo di diffondere messaggi politici, sfruttando tecniche fraudolente. In vista delle elezioni europee, per esempio, il colosso di Menlo Park ha chiuso 29 pagine italiane con l'accusa di violare i termini di utilizzo della rete sociale: erano gestite da account duplicati e falsi, o abusavano in maniera fraudolenta dell'opportunità di cambiare nome della pagina, passando dall'intrattenimento alla politica. Ma si tratta del primo caso in cui si rileva l'utilizzo dell'intelligenza artificiale in modo sistematico per creare dei profili realistici, ha spiegato Nathaniel Gleicher, a capo delle politiche di sicurezza di Facebook. Un'evoluzione nell'impiego di quelli che vengono definiti deepfake, cioè video, immagini, e audio taroccati sfruttando l'intelligenza artificiale e che, secondo Graham Brookie, direttore dell'Atlantic Council's Digital Forensic Research Lab ed ex responsabile della comunicazione di Barack Obama, mostra un inquietante futuro della disinformazione. Un futuro in cui distinguere il tarocco dal vero diventerà sempre più difficile. Del resto, che la generazione algoritmica di volti stesse facendo passi da giganti ne abbiamo avuto una dimostrazione in queste ultime ore. E’ di questi giorni che la Presidenza di Cuba ha denunciato due account falsi di Twitter creati nella rete sociale Facebook a nome della Vicepresidenza della Repubblica, e del vicepresidente Salvador Valdés Mesa.«Denunciamo i due account creati nell’arte sociale Facebook a nome della Vicepresidenza della Repubblica di Cuba e del vicepresidente Salvador Valdés Mesa.I due account sono falsi e chiediamo ai navigatori di non seguirli”, dice la pubblicazione. Come tiene a precisare con il post in questione la stessa nota il vicepresidente Salvador Valdés Mesa ha un solo account in Twitter, @SalvadorValdesM, aggiunge il Tweet. Vi consigliamo pertanto di non cliccare assolutamente sul link né di inserire dati personali, se richiesti”. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ormai questi malintenzionati utilizzano ogni mezzo, anche il più subdolo come quello di simulare di rappresentare come in questo caso la Repubblica di Cuba. Ancora una volta, quindi, emerge in maniera dirompente la necessità per tutti gli utenti della rete, per tutti coloro che hanno un dispositivo connesso, a prestare la massima attenzione perché un semplice click può risultare fatale non solo per la possibilità di mettere a disposizione di sconosciuti i nostri dati sensibili, ma anche i contenuti ritoccati possono essere usati per inquinare il dibattito politico.