Commercio olio di palma, accuse a banche svizzere. Due Ong religiose chiedono agli istituti di garantire il rispetto dei diritti umani
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Alcune banche svizzere sono implicate nel controverso commercio dell’olio di palma in Indonesia. E' quanto denunciano lunedì l’associazione cattolica Sacrificio quaresimale e quella protestante Pane per il prossimo. Le due ONG chiedono che questi istituti spingano le aziende che finanziano a rispettare le leggi e le popolazioni locali. Stando alle ricerche condotte da Walhil, un'organizzazione partner attiva in Indonesia, il Credit Suisse è la banca più esposta con 901 milioni di dollari di azioni e crediti per le compagnie Bumitama e IOI Corporation, attive nel Kalimantan occidentale. Anche la banca J. Safra Sarasin possedeva azioni di IOI per un valore di 266 milioni di franchi. Negli ultimi anni, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", solo nel Kalimantan decine di migliaia di chilometri quadrati di foresta tropicale, che servivano al sostentamento delle popolazioni locali, sono stati disboscati per far spazio a piantagioni senza l'approvazione degli abitanti e senza coinvolgerli nel processo decisionale. Le monocolture di palme da olio distruggono il suolo, consumano le risorse idriche e minacciano l'esistenza delle popolazioni indigene, ha spiegato Kartini Samon in una conferenza stampa oggi a Berna, ospite indonesiana della Campagna ecumenica 2017. Le banche svizzere hanno adottato regole internazionali per evitare di finanziare progetti che violano i diritti umani o gli standard ambientali. "Questi strumenti d'aiuto alla presa di decisione nella messa in atto delle norme internazionali hanno però scarsa utilità se le banche non si assicurano che i loro clienti le rispettino", ha affermato Miges Baumann, responsabile Politica di sviluppo di Pane per tutti. "È quanto emerge dal nostro confronto fra le direttive del Credit Suisse e le constatazioni fatte in loco nelle piantagioni nel Kalimantan occidentale".Sacrificio Quaresimale e Pane per tutti chiedono quindi che le banche e agli istituti finanziari svizzeri si assumano le proprie responsabilità quando finanziano simili progetti e che pretendano il rispetto del diritto internazionale in ogni loro attività. Nell'ambito della Campagna ecumenica 2017 "Terra fonte di vita, non di profitto" numerose parrocchie allestiranno aiuole rialzate in cui coltivare fiori e piante per opporsi simbolicamente ai chilometri quadrati accaparrati dagli investitori e invasi dalle monocolture ovunque nel mondo.Le due organizzazioni esigono che gli istituti svizzeri si assicurino che i loro clienti rispettino le norme internazionali che loro stessi riconoscono.