Da Lecce un abbraccio contro il nucleare nel Salento
Manifestazione di cittadini e associazioni in piazza Sant'Oronzo per il referendum di giugno che ripropone un tema già bocciato nel nostro Paese. "Non è sicuro, né ecomico, meglio le rinnovabili".
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Un grande abbraccio ha cinto Piazza Sant´Oronzo per proteggere "virtualmente" Lecce dalla minaccia del nucleare.
Così, nonostante l´incertezza del tempo, sono state più di 200 le persone accorse per partecipare alla manifestazione lanciata da una cinquantina di associazioni, riunite in un Comitato spontaneo, che rilancia nel Salento l´idea di grande impatto già sperimentata dagli attivisti di Green Peace in Germania: formare una catena umana, un enorme cerchio di adulti e bambini, ecologisti e non, colorato da giubbini catarifrangenti, per dire un secco no alla costruzione di nuove centrali nel nostro Paese.
Niente nucleare vecchio, né tanto meno quello nuovo, di cosidetta "terza generazione": "non abbiamo garanzie sulle nostra sicurezza e tanto meno sappiamo dove, come e a che prezzo verranno smaltite le temibili scorie", dicono i partecipanti, che non ci stanno a vedersi riproporre un vecchio problema già seccamente bocciato, almeno in Italia, dal referendum del 1987.
L´onda lunga del terribile incidente avvenuto nella centrale giapponese di Fukushima, sembra essere arrivata pure qui. Trasportata dal vento freddo della paura di un incubo che ritorna, nella memoria di Chernobyl e delle sue vittime che ancora oggi, a distanza di quasi 35 anni, scontano un prezzo troppo alto. Senza averne colpa.
"Il nostro obiettivo è quello di arrivare all´appuntamento con il nuovo referendum di Giugno quanto più possibile convinti delle scelta di puntare sulle energie rinnovabili e sensibilizzando l´opinione pubblica per il raggiungimento del quorum necessario - spiega un ragazzo di Green Peace Italia - Il rifiuto del nucleare coincide con la pace, quella che hanno definitivamente perso le popolazioni vittime delle radiazioni per gli incidenti, che ancora si ripetono, e molto più frequentemente di quanto non si sappia".
Anche i più innovativi sistemi di sicurezza delle centrali, per i manifestanti, sono ben lontani da garantire una copertura totale del rischio: così mentre molti Paesi europei ritornano sui propri passi, il nostro Paese, in totale controdenza, si prepara per andare a votare su una questione che sembrava sepolta sotto le macerie della storia.
Senza dimenticare il problema ci tocca da molto vicino. "Il Salento, con la centrale di Avetrana, rappresenta uno dei possibili siti scelti dai tecnici nuclearisti - spiega Antonio Rotundo, capo dell´opposizione di Palazzo Carafa, assicurando iniziative forti in tutta la Provincia, con appositi ordini del giorno nei consigli comunali e la trasformazioni delle sedi del Pd in comitati permanenti per il referendum.
"Il nucleare, diversamente da quanto dicono, è costosissimo e serviranno dieci per ricostruire una centrale che distribuirà un po´ di energia con rischi enormi - gli fa eco il consigliere d´opposizione Wojtek Pankiewicz - ora bisogna presidiare il territorio contro la propaganda della lobby nuclearista, molto potente e sempre in agguato".