Dalla dieta senza glutine un aumento metalli pesanti. Gluten-free una moda non priva di rischi per alcuni scienziati americani secondo i quali e dev’essere praticata solo in caso di necessità
- Categoria: Notizie | Salute, Benessere e Diritti dei Malati
- Data: 15.02.17
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Da una ricerca condotta da un’equipe della School of Public Health dell'Università dell'Illinois a Chicago giungono degli esiti a dir poco significativi in relazione ai cibi per celiaci che esporrebbero gli abituali consumatori a livelli maggiori di metalli pesanti dai potenziali effetti tossici, come arsenico e mercurio. È noto che circa l'1% della popolazione su base globale ha una diagnosi di celiachia, malattia dovuta alla risposta immunitaria per l’appunto al glutine, una proteina presente in cereali come grano, segale e orzo. Il fatto più eclatante è che da qualche tempo le vendite di prodotti senza glutine abbiano conosciuto un incremento incredibile negli ultimi anni, perché molti ritengono, pur se non scientificamente provato, che riducano l'infiammazione del colon. Gli scienziati americani dello studio in questione pubblicato su Epidemiology. hanno, quindi, voluto verificare statisticamente le conseguenze relative al consumo abituale di tali prodotti ed hanno analizzato i dati di 7.471 persone tra 6 a 80 anni, che hanno partecipato tra il 2009 e il 2014 al National Health and Nutrition Examination Survey. Di queste, 73 seguivano una dieta gluten-free e mostravano concentrazioni di arsenico nelle urine due volte maggiori rispetto agli altri e livelli del 70% maggiori di mercurio nel sangue. I prodotti gluten free, infatti, contengono farina di riso come sostituto del grano, ma il riso è soggetto alla bioaccumulazione di alcuni metalli tossici derivanti da fertilizzanti, suolo o acqua. "Sono necessarie ulteriori ricerche prima di poter stabilire se una dieta particolarmente ricca di riso rappresenti un significativo rischio per la salute", hanno correttamente precisato gli autori, anche se rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, l’indagine non dovrebbe destare alcun allarme, ma solo spingere la ricerca a verificare ogni soluzione possibile perché anche chi è costretto ad assumere cibo senza glutine non rischi conseguenze negative per la propria salute.