Febbre, dolori muscolari, vomiti, l’influenza è alle porte, ma i sintomi possono far pensare all’Ebola. Alla Asl si cerca di prevenire la «psicosi collettiva».
Dettagli della notizia
Tutto è partito dal Pronto soccorso del “Vito Fazzi”, dove nei giorni scorsi un paziente ha accusato una febbre che durava da 20 giorni e che temeva fosse dovuta al contatto, così ha riferito, che aveva avuto con un extracomunitario di colore, in coda alla cassa di un supermercato. Gli stessi operatori sanitari (strigliati poi dal primario che non era presente) hanno subito indossato le mascherine (inefficaci in questo caso) e adottato le prime cautele.
Purtroppo l’ignoranza e la paura non hanno consentito di capire che l’incubazione dell’Ebola dura dai 2 ai 10 giorni, mentre il paziente aveva la febbre da più di 3 settimane. Sarebbe già morto.
L’episodio è solo lo spunto per dire che la Regione non ha ancora emanato direttive su come procedere da oggi in avanti. Nella prima decade di novembre l’influenza porterà molti pazienti al triage del Pronto soccorso e, c’è da giurare, molti saranno preoccupati perché reduci da un viaggio in Africa o per aver avuto contatti con qualche questuante di colore. Anche perché, dicevamo, i sintomi, almeno all’esordio, sono simili e non è facile controllare la paura.
Il primario del Pronto soccorso del “Vito Fazzi”, Silvano Fracella non si fa cogliere impreparato e sta pensando, in assenza di direttive, di cominciare a «selezionare» i pazienti sospetti, quelli sui quali è opportuno attivare un percorso. I parametri da considerare dovrebbero essere: la provenienza del paziente dalle zone a rischio oppure i contatti avuti nei giorni precedenti con soggetti a rischio.
In questo caso si potrebbe attivare un percorso studiato per non incrociare i tanti pazienti in attesa ai codici verdi. I pazienti sospetti verrebbero trattati nell’attuale sala pediatrica annessa al Pronto soccorso, che dispone di un ingresso esterno dove arriverebbe anche l’ambulanza del 118. E da qui al reparto Infettivi.
Sabato scorso c’è stato un primo incontro con la direzione del “Vito Fazzi” e questa mattina, in una riunione dei vertici Asl, si dovrebbe parlare anche di Ebola.
Si dovrebbe partire con l’informazione e l’addestramento del personale al corretto uso dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) come i caschi, le tute e i doppi guanti. E’ prevista anche una «spolverata» delle nozioni geografiche sui paesi africani.
«Ci stiamo organizzando – ha tranquillizzato il dottore Fracella – Ma la nostra paura sono proprio i giornalisti, che possono veicolare notizie e situazioni allarmistiche e ingenerare solo confusione e caos nel nostro lavoro».