Fondi UE, Italia al primo posto nelle frodi dei fondi Ue e del Recovery Fund

A rivelarlo il rapporto 2023 sulle attività della Eppo-Procura europea

Fondi UE, Italia al primo posto nelle frodi dei fondi Ue e del Recovery Fund

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Italia sotto i riflettori della Procura europea (Eppo) per frodi nella gestione dei fondi Ue ed in particolare del Recovery Fund. Secondo il rapporto 2023 sulle attività dell'Eppo-Procura europea, l'Italia risulta il Paese con il valore più alto in termini di danni finanziari al bilancio dell'Ue stimati a seguito di varie malversazioni. Sarebbero 7,38 miliardi di euro a fronte di 618 indagini. 5,22 miliardi derivano da frodi all'Iva. Primato italiano anche per i progetti di finanziamento (Pnrr) NextGenerationEU: 179 su 206 inchieste. Nello specifico il rapporto annuale dell'Eppo, spicca il dato sulle indagini relative ai finanziamenti del Recovery Fund, balzate in un solo anno da 15 a 206 con un danno stimato di oltre 1,8 miliardi di euro. Si tratta di circa il 15% di tutti i casi di frode di spesa gestiti dalla Procura europea durante il 2023, ma in termini di danno stimato corrisponde a quasi il 25%. Un dato, stima l'Eppo, destinato ad aumentare man mano che si accelera con l'attuazione dei Pnrr. Anche in questo caso, l'Italia si conferma maglia nera, con 179 indagini, seguita a distanza da Austria (33) e Romania (8). Il motivo è lapalissiano. «L'ammontare di denaro che l'Italia riceve rispetto agli altri Stati è maggiore» spiega Venegoni. Roma, insieme a Madrid, è il principale beneficiario dei fondi del NextGenerationEU, con 191,5 miliardi di euro tra garanzie e prestiti destinati al Pnrr italiano. Allargando lo sguardo, il rapporto dell'Eppo indica un netto aumento delle indagini aperte in Europa, 1.371, il 58% in più rispetto allo scorso anno, con un danno complessivo stimato per il bilancio dell'Ue di 19,2 miliardi di euro. Di questi, il 59% è legato a gravi frodi transfrontaliere in materia di Iva. «Sono frodi - osserva il procuratore europeo - dietro cui si nasconde a volte la criminalità organizzata, per la quale i fondi europei possono essere una fonte di finanziamento tutto sommato non particolarmente rischiosa perché sono reati di natura economica non facili da accertare». E sulla corruzione ed i reati economici si è concentrato anche l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che ha riunito a Roma il "Forum Zero Corruption". Un pratica, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la corruzione che ha un costo economico e sociale molto elevato. Aumenta la disparità nell’accesso alle prestazioni statali e mina la coesione sociale. Impedisce la trasparenza e altera la concorrenza.

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