Guantanamo: per la giustizia americana chi fa sciopero della fame può essere nutrito a forza
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Negli Stati Uniti un giudice federale ha dato il permesso al Pentagono di 'nutrire a forza' un siriano detenuto da 12 anni. alla base di Guantanamo, da tempo in sciopero della fame. Il detenuto è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza senza una incriminazione formale.
La sentenza stabilisce che l'alimentazione forzata può avvenire solo in caso di pericolo di vita, e anche se il prigioniero può attraverso la procedure della cannula inserita nella gola sentire dolore.
Il verdetto è stato firmato dal giudice distrettuale Gladys Kessler, che ha intimato però alle autorità di esplorare metodi alternativi che risparmino sofferenze non necessaria.
"Sono stata di fronte ad una scelta angosciante" - ha scritto Kessler - emettere un ordine che bloccasse i militari dall'alimentare forzatamente Abu Wàel Dhiab "nonostante la possibilità molto tangibile della sua morte", oppure permettere al personale di Guantanamo di agire "al possibile costo di grande dolore per il detenuto".
"Ma la Corte anche se non in posizione di raggiungere decisioni mediche complesse sul come tenere in vita il prigioniero - dice la sentenza - non può semplicemente permettere che il signor Dhiab muoia".
Oggi, 23 maggio, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" fa un anno da quando Obama fece la sua promessa di chiudere il carcere di massima sicurezza di Guantanamo. Per Amnesty International "un anno dopo poco è cambiato perché gli Usa continuano a non mettere il rispetto dei diritti umani al centro della strategia anti-terrorismo, loro che si dichiarano da sempre i campioni dei diritti umani".