"Incinta? Niente contratto" La denuncia di un'annunciatrice Rai

Alessia Patacconi è precaria dal 2003: "Devo rispettare l'esclusiva, reperibile h24, ma se voglio un figlio non ho tutele".

Alessia Patacconi

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"HAI due possibilità, o rinunci a due mesi di stipendio oppure ti risolviamo il contratto per negligenza". Questa è la frase che l&\#39;annunciatrice 31 enne Alessia Patacconi, uno dei volti di Rai Tre con un contratto autonomo a tempo determinato, si è sentita dire al settimo mese di gravidanza dall&\#39;ufficio Risorse Tv della Rai. "Dopodiché - racconta lei - mi hanno attaccato il telefono in faccia".

"Sono incinta - prosegue - non è accettabile un trattamento del genere, mi rivolgerò al mio avvocato". Parole che hanno scatenato un putiferio. Per la Rai è un caso montato sul niente. "Nessuno la vuole cacciare", dicono. Solo un fraintendimento, dunque? Oppure una gravidanza malsopportata o comunque poco tutelata dall&\#39;azienda pubblica? La storia di Alessia Patacconi merita di essere raccontata nei dettagli per evitare conclusioni troppo facili. Lavora come libera professionista per la Rai dal 2003. È una delle due annunciatrici del terzo canale. Ha una partita Iva e contratti annuali che finora le sono sempre stati rinnovati alla scadenza. Riceve 22.050 euro all&\#39;anno e, per averli, presenta ogni mese una fattura di circa 1.800 euro. A prescindere da quante ore e quanti annunci abbia fatto, la cifra è quella.

"Il mio contratto prevede anche l&\#39;esclusiva televisiva - dice - e la reperibilità h24, nel caso ci siano da fare annunci straordinari". A novembre rimane incinta e lunedì scorso chiama l&\#39;ufficio del personale
(in Rai si chiama Risorse Tv, ndr) per definire la sua posizione. La prassi aziendale prevede la comunicazione del periodo di congedo per gravidanza. Nel caso dei lavoratori che prestano "a tempo" la propria opera, contratto e pagamento vengono congelati. "Volevo rimanere a casa soltanto due mesi - racconta la Patacconi - ma quando ho capito che non avrei avuto neanche un euro, ho chiesto la matricola previdenziale per rivolgermi all&\#39;Inps e avere l&\#39;indennità di maternità per cinque mesi. Al telefono mi hanno risposto che se avessi creato problemi, mi sarebbe stato risolto il contratto "per negligenza"". Possibile? In teoria sì, perché all&\#39;articolo 23 il suo contratto prevede che "ove l&\#39;impedimento impedisse il regolare svolgimento per una durata significativa rispetto alla stagione produttiva, il rapporto potrà essere risolto di diritto, senza alcun indennizzo". Una clausola che ricorda quella "anti-maternità" fatta togliere dal direttore generale Lorenza Lei qualche mese fa. E infatti non ci sono più i riferimenti a gravidanze, infortuni o malattie. Rimane però quella generica, relativa allo scioglimento nei casi di "sopravvenuta impossibilità" lavorativa.

"Una clausola mai utilizzata dalla Rai nei confronti di una donna incinta - specifica Valerio Fiorespino, vicedirettore del personale - noi sospendiamo il contratto fino al ritorno del lavoratore, garantendogli il posto". Senza stipendio, però. "Un autonomo non può avere le stesse garanzie di un dipendente - continua Fiorespino - Alessia si può rivolgere all&\#39;Inps e nessuno le dirà niente se sta fuori cinque mesi". Il sospetto però è che lei nei fatti sia quasi una subordinata. "Macché - dice Fiorespino - registra i suoi annunci in un pomeriggio, non ha una postazione in azienda". Ma l&\#39;annunciatrice non è d&\#39;accordo. "Oltre alla reperibilità e all&\#39;esclusiva, a volte ho lavorato quattro giorni di seguito. Perché la Rai non mi tutela economicamente se faccio un figlio?".
 

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