Indagine shock sui prodotti per celiaci: il 13% di quelli esaminati conterrebbe glutine. Il Laboratorio cantonale del Ticino avrebbe scoperto 3 prodotti non conformi sui 23 campioni analizzati. Demoliti alcuni miti sulla dieta gluten-free
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Se le allergie e intolleranze sono un argomento sempre più all'ordine del giorno, gli operatori dell’alimentare sembrano sempre più accorti alle esigenze della platea dei consumatori. Purtroppo però, non lo farebbero sempre in modo corretto. A dimostrare che le richieste del pubblico non sono completamente garantite, anche in termini di tutela della loro salute, è il risultato di alcuni test a campione effettuati dal Laboratorio cantonale del vicino Ticino che per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” sono sorprendenti e che meritano di essere diffusi. In particolare, sono stati prelevati e analizzati 23 prodotti: di questi 13 dichiarati “senza glutine” e 10 che per loro natura non dovrebbero contenere glutine per delle verifiche di eventuali contaminazioni casuali. Il risultato? Dei campioni analizzati, 3 non sono risultati conformi (il 13%). Nel dettaglio, un prodotto della biscotteria dichiarato “senza” è risultato contenere glutine in quantità superiore al limite di 20 mg/kg imposto dall’OID. In due altri campioni della biscotteria è invece stata rilevata la presenza di glutine sopra il valore soglia di 200 mg/kg di derrata pronta al consumo ed è stata contestata la mancata dichiarazione del glutine fra gli ingredienti. Le contaminazioni indicano che durante le fasi di produzione non sono state adottate tutte le procedure necessarie atte a prevenire una contaminazione incrociata fra derrate senza glutine e derrate che invece lo contengono. Tutti i campioni contestati erano di produzione artigianale ticinese e questo rivela che non tutti i produttori locali hanno un’adeguata formazione sulla corretta gestione degli allergeni. Come già riscontrato in precedenti campagne, tutti i prodotti industriali analizzati sono risultati a norma di legge. Il mercato dedicato ai prodotti alimentari “senza glutine” è in costante espansione. Tutto questo perché - come sottolinea il Laboratorio cantonale - mangiare senza glutine è diventata una moda anche per chi non è celiaco: moltissime persone, pur non avendo disturbi o vere patologie, reputano utile evitare il glutine per contribuire a migliorare il livello di salute gastrointestinale o per dimagrire. Questa abitudine alimentare, però, non ha nessun fondamento scientifico, anzi, secondo medici e nutrizionisti una dieta senza glutine per chi non soffre di celiachia, provocherebbe delle carenze nutrizionali e dei rischi per la salute, specialmente in età pediatrica. Alcune ricerche hanno poi evidenziato come rinunciare al glutine possa addirittura fare ingrassare: molti prodotti senza glutine preconfezionati, per essere più appetibili, contengono più zuccheri e grassi rispetto ai prodotti tradizionali». Il glutine, un complesso proteico dei cereali presente nel frumento e in alcune varietà di cereali quali farro, spelta, triticale, orzo e segale, grazie alle sue proprietà visco-elastiche, è ampiamente usato nell’industria alimentare. L’ingestione di glutine causa nei pazienti celiaci una reazione che porta all’infiammazione dell’intestino tenue, con conseguente malassorbimento delle sostanze nutritive contenute negli alimenti. L'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) stima che la celiachia colpisca lo 0,5%-1% della popolazione europea. L’unica terapia nota per contrastare gli effetti della celiachia, consiste nell’alimentazione priva di glutine vita natural durante. I prodotti dichiarati “senza glutine” (che devono avere un tenore massimo di glutine di 20 mg/kg) aiutano i celiaci a gestire quotidianamente la malattia.