Italia 37a nella classifica delle nazioni in cui è meglio vivere in età avanzata. Lo dice uno studio che ha preso in considerazione reddito, salute, educazione e mobilità

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L'Italia a metà classifica tra i paesi dove invecchiare. È quanto risulta dal Global AgeWatch index 2015, una classifica di 96 paesi preparata dall'associazione Help Age International e dall'università di Southampton. Il giudizio si basa sulla situazione degli anziani e sulle politiche che li riguardano in quattro aree: reddito, salute, educazione e possibilità di muoversi autonomamente. Sul podio la Svizzera seguita da Norvegia e Svezia, mentre all'ultimo posto c'è l'Afghanistan. Lo scopo dello studio è anche quello di rendere attenti sulle problematiche legate all’invecchiamento e su cosa si può fare per “non lasciare nessuno indietro”. Si vive infatti di più ovunque e, se al momento ci sono 901 milioni di persone con più di 60 anni, nel 2013 queste cresceranno fino a 1,4 miliardi. Gli autori dello studio vogliono rendere attenti i governi che investendo sugli anziani: tutta la società ne trae vantaggio. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, alla luce di questa ricerca è quindi doveroso investire sugli anziani sin dagli anni più verdi perché possano mantenersi attivi e rappresentare una risorsa per le famiglie e la società. Sono necessari interventi concreti e politiche mirate, anche che vadano oltre la sfera socio-sanitaria, come il potenziamento dell’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti, il miglioramento dell’offerta dei servizi residenziali, la promozione di progetti di coabitazione intergenerazionale.

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