La UE vuole mettere al bando la parola 'fallimento' per privarla dei significati negativi che la società gli ha dato.
La proposta è volta a rimuovere la "macchia" infamante della bancarotta per quelli in difficoltà finanziarie.
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Riccardo Ribera d'Alcala, della direzione generale dell'Unione europea per le politiche interne che ha redatto il piano, ha scritto: "l'uso di etichette che "marchiano" dovrebbe essere finito e il termine dispregiativo 'fallimento' dovrebbe essere sostituito con il più neutrale "adeguamento del debito".
"Si è sostenuto che ristrutturando la parola renderà più facile per le persone che hanno vissuto il fallimento di convincere le banche a dar loro in prestito soldi per nuovi progetti. Per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", la paura di fallire è una delle paure croniche dei nostri giorni. Se parli con le persone, tutte o quasi, hanno paura del fallimento. Dietro questa parola, "fallire", si celano emozioni molto negative, che impediscono alla maggior parte delle persone di provare a fare qualcosa, ancor prima di farla.