La volpe entra in ospedale e morde una paziente ricoverata
L'inusuale fatto è accaduto la settimana scorsa. L’animale è entrato all’Unispital di Zurigo, e ha attaccato una paziente
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Che un paziente ricoverato, dal reparto di degenza, potesse andare al pronto soccorso perché morso da una volpe è alquanto inusuale. Il fatto singolare è accaduto la settimana scorsa, quando una volpe è riuscita ad intrufolarsi nella stanza di una paziente ricoverata all’ospedale universitario di Zurigo, in Svizzera. La bestiola è riuscita ad entrare grazie alla finestra lasciata aperta durante la notte e ha attaccato la donna ricoverata che dormiva, mordendola ad un braccio. I medici di turno si sono subito preso cura della donna, disinfettando la ferita e somministrando antibiotici. L’ospedale universitario di Zurigo ha confermato l’incidente. Il fatto riapre il tema su certi atteggiamenti tenuti dagli essere umani nei confronti degli animali selvatici come le volpi, come in questo caso, nutriti da visitatori, dipendenti e pazienti all'interno della struttura ospedaliera. È risaputo il fatto che queste, siano diventate delle vere e proprie attrazioni. Alle volpi, spesso, per invogliarle ad avvicinarsi viene anche offerto cibo. Volpi che si avvicinano alle case non sono un fatto insolito quindi. Un animale docile, non impaurito dalla presenza dell’uomo. In realtà, nonostante il loro aspetto pacifico, le volpi sono e restano animali selvatici. Anche se non hanno timore dell’uomo e si avvicinano potenzialmente sono sempre animali pericolosi. Da noi non c’è la rabbia e da quel punto di vista siamo abbastanza tranquilli ma le volpi possono anche trasmettere il tetano con un morso nel caso in cui chi viene attaccato non sia vaccinato. A dire degli esperti, la confidenza che questi animali possono dare all’uomo quindi non deve ingannare e basterebbe una minima percezione di pericolo che un morso sarebbe sempre in agguato. Un altro comportamento errato è anche quello di offrire alle volpi del cibo. Si abituano alla troppa confidenza con l’uomo, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, e questo non va bene nemmeno per l’animale che, spinto dalla fiducia, potrebbe avvicinarsi a chi ha anche, nei suoi confronti, cattive intenzioni. L’animale selvatico deve rimanere selvatico.