Malagiustizia: rinchiuso in cella ingiustamente per 9 anni, muore dopo la ricompensa da 7,5 milioni di dollari
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Il protagonista di questa vicenda di malagiustizia made in Usa è Dan Gristwood, 48 anni, condannato nel 1996 sulla base dell'accusa d'aver tentato d'uccidere la moglie con un martello nella loro casa di Syracuse. Fu poi scagionato nel 2003, dopo nove anni di reclusione, quando il vero colpevole confessò l'aggressione. Il giudice stabilì quindi che la polizia costrinse Gristwood a confessare il falso. Il destino beffardo ha voluto che morisse pochi mesi dopo aver ricevuto un risarcimento di 7,5 milioni di dollari. Nel maggio di due anni fa, il tribunale gli riconobbe un risarcimento di 5.5 milioni di dollari, poi salito a 7.5 milioni con gli interessi accumulati a settembre. L'uomo però è deceduto ieri per un cancro ai polmoni.
Insomma, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un fenomeno di massa quello della malagiustizia che ha fatto nascere associazioni, siti specializzati, blog, e movimenti d’opinione perché ha riguardato e continua a riguardare milioni di cittadini. Non si tratta solo di errori giudiziari o ingiuste detenzioni in senso stretto, quanto di uomini e donne finiti nelle maglie della giustizia e poi usciti assolti o prosciolti completamente. In Italia sono circa 50 mila, infatti, i cittadini che hanno ricevuto il relativo indennizzo per una spesa complessiva che tocca quasi i 600 milioni di euro, da quando dal 1988 è stato creato l’istituto della riparazione per ingiusta detenzione introducendo due specifici articoli il 314 ed il 315 nel codice di procedura penale. Una misura che almeno lenisce le conseguenze di palesi ingiustizie.