"No alla chimica in agricoltura. Vietiamo i pesticidi nel Salento"
Al via la prima petizione provinciale per sollecitare il diniego di uso di pesticidi e concimi chimici in provincia di Lecce. Domani 9 giugno la presentazione ufficiale.
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“No alla chimica in agricoltura. Vietiamo i pesticidi nel Salento”. Verrà presentata ufficialmente domenica 9 giugno, alle 19, la prima petizione pubblica con la quale si sollecita il divieto di uso di fitofarmaci e concimi chimici in provincia di Lecce. L&\#39;appuntamento è direttamente sui campi, nell&\#39;orto Curteddra, a Castiglione d&\#39;Otranto, frazione di Andrano.
È lì che l&\#39;associazione “Tullia e Gino- Casa delle Agriculture” e il Comitato “Notte Verde” chiameranno a raccolta le istituzioni sensibili al tema e le realtà del movimento ambientalista, agricolo, sanitario salentino, per lanciare insieme la raccolta firme sul territorio. La petizione avrà doppia veste, cartacea e on line, quest&\#39;ultima attiva a partire da lunedì 10 giugno sul portale petizionepubblica.it.
L&\#39;obiettivo è raggiungere almeno mille adesioni nei prossimi mesi. Dopodiché, la richiesta di adottare ordinanze e regolamenti specifici sarà indirizzata formalmente a Ministero dell&\#39;Agricoltura, Regione Puglia, Provincia di Lecce e singoli comuni.
La petizione sarà presentata durante la tavola rotonda “Zona avvelenata. Pesticidi e concimi chimici causano tumori?”, alla presenza di Giuseppe Serravezza, presidente Lilt Lecce, Giulio Sparascio, vicepresidente nazionale di Turismo Verde, Roberto Guido, direttore quiSalento.
Dopo il dibattito, la convivialità rurale, tra musica e aperitivo con i prodotti della terra.
Perché la petizione?
Non a tutti andrà a genio. L&\#39;uso e l&\#39;abuso della chimica in agricoltura è pane quotidiano per diverse realtà imprenditoriali anche del Salento. Una semplificazione del lavoro, certo. Un modo per ottenere produzioni più veloci, sicuramente. A costo, però, di portare nel nostro piatto prodotti di qualità discutibile. La sicurezza alimentare è battaglia imprescindibile. Ora più che mai. E soprattutto qui, nel territorio che continua a pagare uno dei prezzi più alti d&\#39;Italia in termini di insorgenza di neoplasie. La correlazione tra residui della chimica nei prodotti agricoli e danni alla salute è certezza. Lo è per alcuni tipi di tumore, specie a cervello, mammella, prostata e polmone. Lo è per il Parkinson, tanto che la Francia, per prima in Europa, ha riconosciuto questo morbo come malattia professionale per gli agricoltori. Ma i rischi sono anche per i consumatori.
Alcuni dati
È abuso di fitofarmaci. Lo è soprattutto in provincia di Lecce. Un’impennata che non si riesce a frenare e che, anzi, dopo una battuta d’arresto nel 2009, ha ricominciato la sua ripresa. I dati elaborati dall’Arpa Puglia nella Relazione sullo stato di salute del 2011 dicono che la Puglia, con 155.555 quintali di prodotto distribuito nel 2010, resta al quarto posto in Italia, dopo Veneto, Emilia Romagna e Sicilia, per quantità di fitofarmaci utilizzati. Nel leccese, due anni fa, sono stati impiegati 2.032.691 kg, il 15% in più rispetto al 2009. E questi sono numeri che fotografano solo una parte del fenomeno. Dal conteggio sfuggono i dati relativi ad una delle pratiche più diffuse tra le famiglie. Non è, infatti, solo una questione relativa al mondo imprenditoriale agricolo. Nel Salento, ovunque appestato dai cartelli “Zona avvelenata”, l&\#39;uso di diserbanti, fungicidi e concimi sintetici è pratica più che ordinaria anche tra i piccoli produttori. Anche tra chi coltiva l&\#39;orto per sé. Una stortura figlia di una mancata consapevolezza degli effetti sulla salute e della facilità estrema dell&\#39;acquisto dei prodotti tossici, persino nei supermercati.
Perché a Castiglione d&\#39;Otranto?
La scelta del luogo non è casuale. A Castiglione d&\#39;Otranto è in corso da mesi l’esperimento collettivo di riconversione in orti biologici delle terre rimaste incolte per anni. Sono state cedute in comodato d’uso gratuito dai legittimi proprietari a un gruppo di giovani, che a quegli spazi ha ridato un senso.
Sette ettari sono già stati coltivati a cereali antichi e in via d’estinzione. Poi si sono aggiunti gli ortaggi, tra cui i pomodori di Morciano e della varietà Regina. Tutto rigorosamente bio. L’intento è duplice. Recuperare ciò che è andato perso: sementi, tecniche, saperi. E, poi, provare a fare economia reale tornando alla terra, rispettandola. Senza ipersfruttamento, senza veleni. A portare avanti il progetto, assieme al Comitato Notte Verde, è la neonata associazione “Tullia e Gino- Casa delle Agriculture”, dedicata ai padri e precursori del biologico in Italia, i coniugi Girolomoni, marchigiani.