Riclassamento "Estimi catastali", nuova vittoria in Cassazione per i cittadini leccesi.
L’Agenzia delle Entrate non si arrende ed è ancora soccombente contro un altro ricorso collettivo dei contribuenti leccesi. Lo “Sportello dei Diritti”: Il Fisco perennemente soccombente “approfitta” delle mancate condanne alle spese legali. A pagare sempre i cittadini
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Credevamo che l’Agenzia del Territorio avesse deciso di abbandonare i giudizi in corso avverso il classamento generalizzato degli estimi catastali a Lecce per la pacifica giurisprudenza, anche di legittimità, che li ha dato sempre torto, con un orientamento ormai granitico che ha sancito l’erronea procedura utilizzata per il riclassamento delle rendite catastali a seguito dell’input dato agli uffici dell’Agenzia delle Entrate dai precedenti organi di governo dell’amministrazione comunale leccese. Ed, invece, imperterrita continua a vedersi rigettati i ricorsi anche in Cassazione, come risulta dall’ultima ordinanza, la n. 34305/19 depositata in data odierna dalla sezione tributaria della Suprema Corte che, ancora una volta, ha rigettato l’impugnazione dell’Agenzia delle Entrate contro le sentenze che avevano dato ragione ai contribuenti leccesi difesi nell’ennesimo ricorso collettivo dall’avvocato Maurizio Villani. Con rammarico siamo costretti ad evidenziare che il Fisco ha continuato imperterrito ad impugnare le decisioni di primo e secondo grado, probabilmente sol perché – eccettuate solo alcune decisioni di merito - non sono arrivate le condanne alle spese legali, rileva Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”. Si tratta, quindi, di una pagina triste del rapporto tra contribuenti e Fisco che, purtroppo, credevamo in qualche modo archiviata, ma che si sta protraendo anche in ragione del fatto che nessuno nelle amministrazioni interessate ha sinora pagato personalmente per il macroscopico errore, confermato anche dalla Corte di Cassazione nelle decisioni che continuano a susseguirsi. Mentre a pagare sono stati tutti quei cittadini che sono stati costretti a difendersi in tre gradi di giudizio, a fronte dei tanti che non hanno potuto farlo e che oggi si trovano comunque illegittimamente con le rendite aumentate con il conseguente ingiusto incremento di tributi da versare all’erario.