Ris e consulenze: archiviate le accuse contro Garofano
Dettagli della notizia
Da Cogne al massacro dei coniugi Donegani. Da Erika e Omar alla strage di Erba. Fino all&\#39;omicidio di Chiara Poggi. Sono solo alcune delle consulenze più note firmate dal Ris di Luciano Garofano. Casi finiti al centro di una maxi inchiesta della procura che aveva ipotizzato reati gravissimi nei confronti dell&\#39;allora capo del reparto di investigazioni scientifiche di Parma: peculato, truffa, falso ideologico e abuso d&\#39;ufficio. Ma ora, su richiesta del pm Paola dal Monte, che ha coordinato le indagini, il gip Paola Artusi ha archiviato il caso: per il giudice non ci sono elementi per poter sostenere la fondatezza delle varie ipotesi di reato.
Secondo la procura, Garofano, alla guida del Ris fino al 2009, non si intascò soldi pubblici. Né falsificò alcun documento. Al centro dell&\#39;inchiesta la matassa complicata delle consulenze. Anche le tute bianche del Ris, infatti, ne possono fare, al pari di molti altri professionisti, come per esempio i docenti universitari. Ma le consulenze vanno autorizzate e devono essere svolte al di fuori degli orari d&\#39;ufficio. Ci sono casi, però, in cui il pm chiede che si proceda con estrema rapidità, trattandosi spesso di accertamenti irripetibili, ossia esami che «riguardano persone, cose o luoghi il cui stato è soggetto a modificazione», come le analisi sui reperti che possono subire dei cambiamenti nel corso del tempo o corrono il rischio di essere manipolati.
«E&\#39; ciò che è accaduto nella vicenda in cui è stato coinvolto il generale Garofano: il pm ha autorizzato lo svolgimento di quegli accertamenti urgenti durante l&\#39;orario di lavoro, e la cosa è stata concordata con gli uffici competenti dell&\#39;Arma - spiega Daniele Carra, l&\#39;avvocato che ha difeso Garofano insieme al collega fiorentino Eraldo Stefani -. Ma le consulenze svolte durante il servizio sono state fatte da Garofano e dai suoi uomini senza percepire alcun emolumento».
Insomma, analisi gratis in tempi rapidi durante gli orari di servizio. Ma allora perché si parlò di soldi, tanto è vero che furono formulate le accuse di peculato e truffa? «Perché l&\#39;Arma comunque richiedeva le spese per i materiali necessari per effettuare quegli accertamenti, come per esempio i reagenti - sottolinea l&\#39;avvocato Carra -. E&\#39; così che l&\#39;autorità giudiziaria, caso per caso, dava il via libera al pagamento delle spese richieste. Soldi, quindi, che il ministero della Giustizia doveva liquidare a quello della Difesa».
Rimborsi che non finivano dunque nelle tasche di Garofano (l&\#39;unico iscritto nel registro degli indagati) o dei suoi uomini. E&\#39; sempre stata l&\#39;idea della difesa. Ma della cosa si è poi convinto anche il pm. Dopo quasi quattro anni di indagini, durante i quali la Finanza ha spulciato 20.000 fascicoli sequestrati nella sede del Ris.
L&\#39;inchiesta era nata dopo un esposto di Carlo Taormina, l&\#39;avvocato che aveva ereditato il caso Cogne dal collega Carlo Federico Grosso. La denuncia sulle consulenze «sospette» risale all&\#39;ottobre 2007. E in prima battuta fu la procura militare di Roma ad occuparsene, non scovando però alcun reato. Poi il caso passò alla magistratura ordinaria, ossia a Parma. Ma nel frattempo anche la Corte dei Conti fece una serie di verifiche per accertare l&\#39;eventuale danno erariale. «Ma dopo tutta questa serie di accertamenti, lunghi e approfonditi - sottolinea Carra -, la conclusione, avallata ora dall&\#39;archiviazione del gip, è che non ci sono reati per cui procedere».
Garofano, in questi giorni negli Stati Uniti per un corso professionale, ha lasciato i carabinieri dopo 14 anni al timone del Ris. Un addio all&\#39;Arma, comunque, non legato all&\#39;esplosione del caso consulenze, ma alla decisione di fargli lasciare Parma per la capitale dopo la sua candidatura per l&\#39;Mpa di Lombardo alle elezioni europee. «Non sono stato eletto - aveva spiegato durante la conferenza stampa a Roma nel novembre 2009 - e ho ricevuto il provvedimento del comando generale dell’Arma di trasferimento da Parma a Roma. Ho fatto ricorso al Tar, che ha sospeso il trasferimento e quindi a fine settembre sono tornato a Parma. Ma il Comando generale si è appellato al Consiglio di Stato che poi ha deciso per la legittimità del trasferimento. Ciò mi ha fatto decidere per le dimissioni».
In congedo con il grado di generale, Garofano ora fa consulenze, continua a scrivere ed è ospite fisso a «Quarto grado», la trasmissione di Rete 4 che si occupa di cronaca nera e giudiziaria. Al suo posto, alla guida del Ris, dal gennaio 2010 c&\#39;è Giampietro Lago.