Scandalo degli ormoni prescritti: che fine ha fatto l'indagine in Italia?
Un'inchiesta del settimanale di approfondimento "Falò" sulla RSI (La radiotelevisione Svizzera in lingua italiana) svela i retroscena dello scandalo degli ormoni somministrati dai pediatri italiani per conto della casa farmaceutica elvetica Sandoz.
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Se n’è parlato l’ottobre scorso come di uno scandalo quasi senza precedenti in Italia, ma da allora non se ne conosce l’epilogo.
Secondo l’inchiesta condotta dai Nas e coordinata dalle Procure di Bologna e Busto Arsizio e che per la stampa avrebbe visto indagati 67 medici di ospedali pubblici e privati e 12 informatori scientifici, il gruppo farmaceutico svizzero Sandoz avrebbe pagato decine di pediatri italiani affinché prescrivessero alcuni farmaci di sua produzione. In particolare tra i medicinali prescritti soprattutto ai bambini, alcuni in sovradosaggio e abbastanza costosi, c’erano l’Omnitrope, un ormone della crescita che contiene il principio attivo della Somatropina, e il Binocrit, un farmaco che fa aumentare la produzione di globuli rossi. Entrambi sono utilizzati come anabolizzanti e considerati sostanze dopanti.
I media avevano parlato di un’indagine complessa da parte della magistratura italiana e della decisione di Sandoz di licenziare dodici dipendenti e dirigenti sospettati appunto di aver cercato di aumentare le vendite ricorrendo a pratiche illegali.
Dopo la vasta eco mediatica, in Italia il nulla, mentre in Svizzera viene annunciata sulla prima rete nel programma di approfondimento Falò un reportage di una vicenda che ha assunto non solo profili penalistici che sono sotto la lente d’ingrandimento della magistratura inquirente, ma soprattutto, risvolti umani drammatici, a partire dalle sofferenze dei ragazzi costretti ad assumere ormoni della crescita e quindi per le pericolose conseguenze per la salute per questi giovani.
Come presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, spiega Giovanni D’Agata, riteniamo che sia utile far conoscere quanto prima gli esiti dell’inchiesta anche per favorire la possibilità d’intervento nell’eventuale processo penale di tutti quei ragazzi e genitori che hanno subìto incolpevolmente e loro malgrado trattamenti farmacologici se addirittura non necessari, probabilmente eccessivi.