Scandalo “Dieselgate”: 38.000 decessi nel 2015 a causa dell'inquinamento che i costruttori hanno voluto nascondere.
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Uno studio pubblicato lunedì sulla rivista Nature sugli effetti del “Dieselgate”, il famigerato scandalo che ha visto coinvolti alcuni tra i più grandi colossi dell'industria automobilistica, a partire da Volkswagen, ha svelato effetti a dir poco preoccupanti sulla popolazione civile. L'ossido di azoto proveniente dai veicoli diesel oltre i limiti dichiarati dai produttori, avrebbe provocato 38.000 morti premature in tutto il mondo nel 2015. Circa l'80% di questi decessi si è verificato in tre macroregioni: l'Unione europea (UE), la Cina e l'India, secondo l'equipe di ricerca che ha visto la collaborazione del NGO ICCT (Consiglio internazionale per il trasporto pulito) con l'Università del Colorado, l'Istituto ambientale di Stoccolma e l'Istituto internazionale per analisi applicata dei sistemi, con sede negli Stati Uniti. Ossidi di azoto (Nox) e biossido di azoto (NO2), in particolare, sono gas di scarico nocivi per il sistema respiratorio. Il biossido di azoto (NO2) contribuisce alla formazione dell'ozono, un altro inquinante, nei giorni caldi e soleggiati. Nel 2015, ormai è noto, Volkswagen e altri produttori hanno usato dispositivi per ridurre al minimo il livello reale delle emissioni, che è risultato essere più alto dei test su strada rispetto a quelli in laboratorio. L'inquinamento causato relativo alle emissioni di NOx dai veicoli diesel sarebbero all'origine di 107.600 morti a livello globale nel 2015. Di questi, 38.000 sarebbero attribuibili alle "emissioni generato in eccesso" rispetto a quelle fornite dai test di laboratorio, sostengono i ricercatori. Le emissioni di NOx sono state più letali in Cina, con 31.400 morti premature, tra cui 10.700 attribuito alle emissioni in eccesso. Nell'area UE sarebbero state registrate 28.500 morti, di cui 11.500 causate dalle emissioni in eccesso, mentre in India 26.700, tra cui 9.400 attribuibili a quelle in eccesso rispetto ai limiti di valore dichiarati dai produttori. Nel complesso, i veicoli diesel che costituiscono il principale mercato automobilistico globale "producono il 50 % in più dell'ossido di azoto indicato ufficialmente nei limiti certificati", sostiene l'ICCT. I ricercatori hanno studiato undici mercati che costituiscono più dell'80% delle vendite di veicoli diesel nuovi nel 2015 (Australia, Brasile, Canada, Cina, UE, India, Giappone, Messico, Russia, Corea del sud, Stati Uniti d'America). Questi veicoli hanno emesso 13,2 milioni di tonnellate di NOx, in concreto, ossia 4,6 milioni di tonnellate in più, rispetto alle 8,6 milioni previste secondo i test condotti in laboratorio. Gli autobus e i camion pesanti sono i veicoli che hanno contribuito maggiormente a questo surplus, con il 76% delle emissioni totali in eccesso. Secondo i ricercatori, se i governi non prenderanno iniziative, il numero di morti premature a causa delle emissioni di NOx da veicoli diesel potrebbe raggiungere 183.600 all'anno nel 2040. La ricerca conclude sostenendo che standard più alti in merito agli scarichi degli autoveicoli potrebbero evitare 174.000 morti premature all'anno entro il 2040. Dati veramente allarmanti che non risultano essere contenuti nella relazione finale della Commissione d'inchiesta sulle misurazioni delle emissioni nel settore automobilistico e che per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” meriterebbero un ulteriore approfondimento non essendo sufficiente la risoluzione approvata ad aprile dal Parlamento Ue con le raccomandazioni, non vincolanti, alle altre istituzioni comunitarie. È, quindi, l'occasione per le istituzioni europee di dare una dimostrazione concreta che conta più la salute dei suoi cittadini che il libero mercato e le lobby industriali ed economico - finanziarie.