Sempre più gemelli tra le nascite a livello globale.
Boom a partire dagli anni 80 ad oggi. Diverse le cause ma anche prevedibili
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Non ci sorprendono più le nascite gemellari o plurigemellari da un po’ di anni a questa parte. Se qualche generazione fa erano ritenuti eventi più o meno rari, a partire dagli anni 80 e sino ad oggi non ci appare più come singolare una doppia o tripla nascita in famiglia o tra qualche coppia di amici. Le cause dell’aumento di più di un terzo sarebbero quelle che già conosciamo ed in particolare l’innalzamento dell’età della mamma e la diffusione dei trattamenti per la fertilità. In particolare, ogni 42 parti nascono due gemelli, con un incremento del 60% in Europa, del 71% nell’America del nord e del 32% in Asia. Questi dati sono stati rilevati da una ricerca realizzata in 165 Paesi, pari al 99% della popolazione mondiale. Secondo gli scienziati dell’università di Oxford, affiancati da colleghi francesi ed olandesi, tra le motivazioni del fenomeno ci sarebbero, come detto, ragioni tipiche dei tempi moderni: l’innalzamento dell’età delle donne, il ricorso alla fecondazione assistita ed i trattamenti per la fertilità. I ricercatori che hanno osservato la nuova tendenza, infatti, l’hanno ricondotta a queste motivazioni considerando la diffusione sempre maggiore dell’inseminazione artificiale, così come la stimolazione ovarica. Anche il cambiamento delle priorità femminili, che scalzano la maternità, influenzerebbe la situazione registrando sempre meno mamme giovani. L’ipotesi degli studiosi converge nell’affermare che quello raggiunto sia il picco massimo del numero di gemelli, soprattutto in Nord America ed Europa, e richiamano una grande attenzione per scongiurare eventuali rischi. Il professor Christiaan Monden, dell’università di Oxford, responsabile della ricerca, in tal senso, sottolinea la possibilità di complicazioni in gravidanza e durante il parto, sollecitando controlli frequenti e completi. Insomma una spiegazione scientifica a ipotesi già note, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che ricorda come lo studio sia stato pubblicato sulla rivista di settore Human Reproduction.