Stage e stagisti: subito una legge che tuteli i diritti dei tirocinanti per evitare che queste attività si traducano in forme mascherate di sfruttamento e precariato.

In Toscana lanciata la “Carta degli stagisti”: che sarà operativa dal 1 giugno

Stage e stagisti

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Sono passati oltre 8 anni dalla famigerata legge 30 o più precisamente il Decreto Legislativo numero 30 del 2003, meglio noto come “legge Biagi”, che negli intenti dichiarati doveva risolvere o comunque alleviare i problemi relativi all’occupazione ed in particolare dell’inserimento dei giovani e dei meno giovani nel mondo del lavoro, ma gli esiti da quando è entrata in vigore sono risultati disastrosi e sono sotto gli occhi di tutti: il precariato dilaga, il “nero” non accenna a diminuire ed i Nostri giovani hanno ripreso la via dell’emigrazione per cercare di salvare il proprio futuro.
Al di là del doloroso commento di Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” che riguarda le scelte scellerate della politica del Lavoro e dello Sviluppo nazionali, ogni tanto qualche regione virtuosa sembra portare una ventata di positività tentando di regolamentare, nell’ambito delle modeste competenze delegate, le forme di lavoro precario o di avvio alle professioni, con ciò sopperendo alle gravi lacune e vuoti normativi presenti in materia e che consentono ai datori di lavoro di proseguire lecitamente nel mantenimento dello status quo.
Per queste ragioni non possiamo non plaudere all’iniziativa voluta dalla regione Toscana in materia di stage e tirocini, spesso subdolamente utilizzati dalla categoria datoriale per mascherare lo sfruttamento ed il precariato tant’è che solo un esiguo numero di questi si traduce in lavoro stabile e duraturo.
Proprio in questi giorni, infatti, è stato firmato dall’Assessore alle attività produttive, lavoro e formazione Gianfranco Simoncini e i rappresentanti regionali di Cgil, Cisl, Uil, Confindustria, Cia, Cna, Coldiretti, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confturismo e Lega Coop un protocollo finalizzato a regolamentare l’uso dei tirocini come occasione di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro, attraverso l’approvazione della “Carta dei tirocini e degli stage di qualità” che sarà operativa già a partire dal 1 giugno prossimo.
Secondo le intenzioni della Carta che in primo luogo definisce il concetto di tirocinio o stage, ognuno di questi dovrà essere preceduto da un piano formativo individualizzato, che sarà attuato sotto la supervisione di un tutor.
A tal proposito la Carta in oggetto, ha stabilito anche sei criteri fondamentali per l’applicazione delle due categorie in questione: “il tirocinio può essere attivato solo a scopo formativo, non può sostituire contratti a termine, ferie o maternità e i tirocinanti non possono essere utilizzati per funzioni diverse dagli scopi del tirocinio stesso. Inoltre l’impresa non può attivare più di un tirocinio con la stessa persona e deve essere in regola con la normativa per la salute e la sicurezza, non aver fatto licenziamenti nell’anno precedente né avere procedure di cassa integrazione in corso. Tali direttive riguardano soltanto stage a titolo formativo e non quelli curriculari, previsti in molti percorsi scolastici e universitari”.
L’importante iniziativa s’inserisce in un più ampio progetto della suddetta regione denominato “Giovani Si” che prevede lo stanziamento di risorse pubbliche a sostegno dei tirocinanti d’età compresa fra i 18 ed i 30 anni attraverso l’attribuzione di borse di studio d’importo pari ad euro 400 mensili pro capite che saranno compartecipate per la misura di 200 euro a carico della regione, mentre saranno interamente versate dall’ente per gli appartenenti alle categorie protette


Da sottolineare, inoltre, gli importanti incentivi previsti per le imprese che, alla fine del tirocinio, assumeranno il giovane a tempo indeterminato: il bonus previsto ammonta a 8 mila euro, ma ben 2 mila in più sono stabiliti in caso di tirocinanti appartenenti alle categorie previste nella legge sul lavoro dei disabili.
Alla luce di tanto, non possiamo che augurarci che progetti analoghi siano attuati anche nelle altre regioni, conclude Giovanni D’Agata, ma non possiamo non continuare a criticare duramente ed a denunciare la permanente inerzia dell’attuale governo nel tentare di trovare soluzioni legislative e di ampio respiro al grave fenomeno del precariato.
 

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