Vibrio Vulnificus, il batterio mangia carne preoccupa il mondo a causa del riscaldamento marino
A una donna di 40 anni amputate braccia e gambe per un'infezione. Lo Sportello dei Diritti: “Una delle principali e più diffuse vie di trasmissione di questo batterio è proprio l’alimentazione. I frutti di mare, le ostriche e alcuni pesci come la tilapia infatti possono trasportare il batterio, specialmente se dovessero arrivare sulle nostre tavole senza passare attraverso processi di cottura”
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Il Vibrio Vulnificus, il batterio mangia carne, preoccupa gli Usa. L’ultimo caso riguarda una donna americana di 40 anni, che vive in California, che ha dovuto farsi amputare le braccia e le gambe dopo aver mangiato pesce comprato al mercato. Il pesce era infetto da un batterio chiamato Vibrio vulnificus. Laura Barajas dice di aver comprato il tilap, solitamente allevato in acqua dolce, in un mercato a San José, sulla baia di San Francisco. Dopo aver cucinato e poi consumato il pesce, ha avuto febbre, nausea e lesioni cutanee. In ospedale, le sue condizioni hanno continuato a peggiorare. È stata addirittura messa in un respiratore, poi in coma artificiale: “È stato molto complicato. Le sue dita delle mani, dei piedi e le labbra erano nere. Soffriva di sepsi completa e i suoi reni non funzionavano più. Ha quasi perso la vita”, dice la sua amica Anna Messina. Il batterio Vibrio vulnificus ha già ucciso cinque persone negli Stati Uniti quest’anno e rimane particolarmente difficile da individuare. Nell’arco di trent’anni, dal 1988 e il 2018, le infezioni da Vibrio vulnificus, un batterio che infetta ferite esposte all’acqua di mare contaminata e che ha un’elevata mortalità, sono cresciute di otto volte negli stati orientali degli Usa. A lanciare l’allarme i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), precisando come la causa dell’evento sarebbe il riscaldamento delle acque marine conseguente ai cambiamenti climatici. Il Vibrio vulnificus è un batterio che può contaminare naturalmente molluschi o altri pesci e provocare infezioni potenzialmente letali, se ingerito. Se infetta ferite attraverso l’esposizione in acqua o il contatto con animali infetti, può causare un’infezione profonda che può portare alla necrosi dei tessuti: per questa caratteristica viene talvolta chiamato batterio “mangia-carne”. Secondo i Cdc americani, negli Usa si contano circa 150-200 casi di infezioni di Vibrio vulnificus, un quinto dei quali letali. Da anni, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si teme che le temperature anomale possano portare il Vibrio a uscire dalle sue aree storiche. In luoghi dove l'acqua dovrebbe essere troppo fredda per la crescita del Vibrio, come le coste dei Paesi Bassi e della Polonia o le piane di marea nel nord della California, sono stati documentati picchi batterici. Ma nell'ultimo decennio, la presenza del Vibrio è aumentata anche nelle acque delle coste atlantiche al largo della Florida, della Carolina del Nord e sul Sud, che hanno contaminato i frutti di mare e messo a rischio anche le persone. Questo batterio, infatti, è recentemente finito sotto la lente d’ingrandimento della scienza e delle autorità sanitarie anche perché che secondo uno studio dell’University of East Anglia, negli Stati Uniti, quella da Vibrio Vulnificus è una tra le infezioni che starebbero godendo della spinta diffusiva legata all’aumento di temperatura e al cambiamento climatico. Una situazione decisamente rischiosa se consideri che una delle principali e più diffuse vie di trasmissione di questo batterio è proprio l’alimentazione. La storia di Laura, sfortunatamente, lo testimonia. I frutti di mare, le ostriche e alcuni pesci come la tilapia infatti possono trasportare il batterio, specialmente se dovessero arrivare sulle nostre tavole senza passare attraverso processi di cottura. Quando si mangia cibo crudo, specialmente se preparato senza le dovute accortezze, aumenta infatti il rischio di incorrere in tossinfezioni o di contrarre malattie come una salmonellosi o un’infezione da listeria. Questo non significa che il cibo crudo sia da evitare: l’importante è servirlo dopo adeguate preparazioni. Nel caso del pesce, per esempio, è fondamentale congelarlo per diverse ore, anche giorni, a temperature molto rigide (18-20°C sotto lo zero) oppure sottoporlo a un processo di abbattimento che prevede l’esposizione a una rapida riduzione delle temperatura per almeno 24 ore. Lo stesso discorso vale per la carne cruda, per la quale è strettamente necessario rispettare la cosiddetta catena del freddo.Nel caso delle verdure e della frutta, invece, serve lavarle bene e per diversi secondo sotto l’acqua.