Vietato imporre i tacchi sul lavoro. Nelle Filippine è diventata da ieri una legge dello Stato. Un punto a favore del discusso governo filippino nella lotta contro il sessismo e i rischi per la salute da prendere da esempio
Dettagli della notizia
Le Filippine di Duterte fanno sempre discutere. Questa volta, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, in positivo. Perché da ieri è diventata una legge di Stato il divieto d’imporre tacchi alti ai dipendenti, così come tutti quei tipi di scarpe utili ad apparire ma che obbligano a stare scomodi per l'intera giornata. I datori di lavoro avranno l’obbligo d’incentivare l'utilizzo di «calzature pratiche e confortevoli», per scongiurare il rischio – dice il dipartimento del Lavoro – di piedi dolenti la sera, dolori muscolari nel prosieguo e una pressione costante e pericolosa sulle articolazioni. Per i sindacati, è una vittoria contro l'atteggiamento sessista di cui sono vittime, in particolare, le impiegate alla reception o le assistenti di volo, che trascorrono peraltro gran parte del tempo in piedi. «È una forma di tortura, di oppressione e di schiavitù – ha sottolineato lan Tanjusay, portavoce dei sindacati – Ed è anche una forma di sessismo, da parte di chi giudica le donne più sexy e attraenti, dunque anche più efficaci magari nelle attività di vendita che svolgono, senza capire quello che soffrono». Insomma, un sorprendente esempio di lotta governativa al sessismo e tutela della salute nei luoghi di lavoro che dovrebbe essere seguito anche dagli stati occidentali dove ancora esistono e costituiscono la normalità pratiche di segno contrario.