Vittorio Sgarbi Vs Gherardo Colombo.
La Corte Costituzionale boccia la Camera nel giudizio sul conflitto di attribuzione e dichiara che "che non spettava alla Camera dei deputati affermare che i fatti per i quali è in corso il giudizio civile promosso dal dott. Gherardo Colombo nei confronti del deputato Vittorio Sgarbi davanti alla Corte di cassazione, terza sezione civile,…,costituiscono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell'art. 68, primo comma, della Costituzione". La palla ora alla Cassazione
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Il responsabile del sito "Giurisprudenza Salentina" (www.giurisprudenzasalentina.it) segnala a Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" un'importante decisione della Corte Costituzionale, la n. 194 del 20 giugno 2011, pubblicata lo scorso 24 giugno 2011, in materia di conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato sorto a seguito della deliberazione della Camera dei deputati del 10 febbraio 2005 relativa alla insindacabilità, ai sensi dell'art. 68, primo comma, della Costituzione, delle opinioni espresse dall'on. Vittorio Sgarbi nei confronti del magistrato Gherardo Colombo e promosso dalla Corte di cassazione.
La Consulta ha dichiarato "che non spettava alla Camera dei deputati affermare che i fatti per i quali è in corso il giudizio civile promosso dal dott. Gherardo Colombo nei confronti del deputato Vittorio Sgarbi davanti alla Corte di cassazione, terza sezione civile,…,costituiscono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell'art. 68, primo comma, della Costituzione".
Il giudizio innanzi alla Corte Costituzionale nasceva dopo che la Corte di Cassazione essere stata investita dall'impugnazione proposta dal dott. Gherardo Colombo, magistrato in servizio all'epoca dei fatti, avverso la sentenza della Corte d'appello di Bologna depositata il 6 dicembre 2005 con la quale era stata respinta la domanda risarcitoria dello stesso p.m. in conseguenza del danno arrecato dal lamentato contenuto ingiurioso e diffamatorio di alcune dichiarazioni rese dall'allora deputato Vittorio Sgarbi nel corso della trasmissione televisiva messa in onda, il 27 marzo 1998, dalla emittente R.T.I., convenuta nel giudizio, nella serie "Sgarbi quotidiani".
Dopo l'importante decisione della Consulta che pone un freno ai poteri delle Camere che spesso si appellano all'art. 68 al fine di proteggere la casta dei parlamentari, la palla della vicenda ritorna alla Cassazione.